L’autoregolazione o l’intelligenza spirituale

L’arte dell’ascolto interiore, l’autoregolazione, si basa sull’applicare l’intelligenza spirituale, conoscenza, integrazione e compassione, alla nostra  capacità di comprensione che ogni parte del nostro essere si sostiene per la sua appartenenza a un tutto.

Integrare questi tre elementi, ascolto, intelligenza spirituale e comprensione, formano la nostra vera pratica, il nostro cammino interiore, la nostra sadhana.

Il dialogo tra la parte e il tutto, del nostro corpo, dei nostri pensieri o delle nostre emozioni, suppongono una profonda conoscenza della nostra natura che solo arriva quando il nostro spirito è pronto.

Non basta, o meglio non serve, il nostro costante discorso mentale, pensare per pensare, perchè questa constante iperattività ha certe conseguenze e la più importante è rimanere imbottigliati nelle fantasie e stati d’animo dei nostri pensieri come se fossero reali, essendo questa una delle cause, forse la più rilevante, della sofferenza umana.

Dobbiamo praticare con presenza, ascolto e consapevolezza meditativa per superare queste abitudini poco necessarie per il nostro equilibrio. Questa attenzione nella nostra pratica deve essere spontanea, fresca e senza discorsi, nè giudizi mentali, mantenendoci in uno stato di unità e connessione con quello che accade mentre stiamo osservando con totale presenza.

La consapevolezza è semplicità e questo suppone il nostro più grande ostacolo perchè la nostra mente associa il “non giudizio” o la presenza senza giudizio, a un distacco dalla realtà e una non partecipazione a essa. Niente di più distante dalla realtà. La semplicità della consapevolezza è fatta di silenzio, di calore, di equanimità e questo ha bisogno di un lungo allenamento per dissolvere i limiti della nostra mente e i nodi del nostro cuore, e così arriveremo a questa semplicità piena di calore e chiarezza.

L’essenza della pratica non si ottiene “praticando formalmente” aspettando che arrivi questo stato di profonda pace e serenità, ma dobbiamo coltivare un’attitudine e un modo di essere nella vita e non aspettare l’esperienza profonda e trascendentale della pratica. Così ogni gesto, atto, incontro o situazione della vita diventerà in se stessa una possibilità di svegliare la consapevolezza.

La vita è per viverla e non per imparare a viverla. Praticare la consapevolezza meditativa vuol dire coltivare la presenza in ogni momento davanti a tutto a quello che sorge e appare nella nostra vita, con cuore aperto e mente sveglia.

Autoregolazione, integrare la parte nel tutto, vuol dire liberare la nostra capacità di sopportare la quotidianità (piccola realtà)  facendo che diventi uno strumento di consapevolezza e libertà (la grande realtà).

Esta entrada también está disponible en: Spagnolo

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